Tetti verdi, la nuova frontiera del green in città
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Restituire la vegetazione alle metropoli, riportandovi un po’ di quella natura che il grigiore di strade ed edifici ha per troppo tempo soffocato, oggi è possibile. Come? Attraverso la realizzazione dei tetti verdi.
Cosa sono i tetti verdi?
Diffusi fin da epoche antichissime, i tetti verdi sono recentemente ascesi alla ribalta grazie alla sempre maggiore attenzione riservata da architetti e designer a questo innovativo metodo per integrare la natura e i suoi colori negli spazi urbani.
Oggi infatti è davvero facile, passeggiando per le vie di una metropoli, imbattersi in palazzi residenziali ed edifici di vario genere con tetti, pareti e terrazze ricoperte di piante, fiori e arbusti. Dei veri e propri prati, giardini e addirittura parchi installati a svariati metri dal suolo, che danno vita ad un continuum tra architettura e paesaggio per scordare, anche solo per qualche istante, il caos cittadino, immergendosi in un rigenerante contatto con la natura.
Non si tratta però di una semplice moda architettonica. I tetti verdi sono in realtà un’ottima soluzione green per salvaguardare l’ambiente, rendendo quest’ultimo un tutt’uno con il paesaggio urbano. Presentano allo stesso tempo uno straordinario impatto estetico, migliorando l’aspetto esteriore delle costruzioni, e innumerevoli vantaggi sia per chi vi abita, sia per l’ecosistema.
I vantaggi del tetto verde
Ma quali sono questi vantaggi?
Prima di tutto, i tetti verdi sono degli ottimi isolanti termici, in grado di proteggere le abitazioni tanto dal freddo invernale quanto dalla calura estiva, con conseguente e consistente risparmio sui consumi – un aspetto che favorisce non solo l’ambiente, ma anche le finanze degli inquilini. Allo stesso tempo, durante i mesi più caldi dell’anno, svolgono una funzione di rinfrescamento passivo degli edifici, abbassandone la temperatura e mantenendola costante, prevenendo così la nascita di isole di calore.
I tetti verdi sono poi in grado di isolare le abitazioni dall’inquinamento acustico, impedendo ai rumori del caos metropolitano di irrompere all’interno degli ambienti domestici. Un notevole guadagno in termini di benessere e di qualità della vita.
La presenza di alberi, piante e fiori, infine, contribuisce a migliorare la qualità dell’aria, purificandola dallo smog e dall’inquinamento attraverso la filtrazione delle polveri sottili, e consente di tutelare la biodiversità, attraverso la creazione, proprio nel mezzo delle città, di oasi verdi dove i piccoli animali, in particolare insetti e uccelli, possono trovare un ambiente ideale dove vivere e prosperare.
Come realizzare un tetto verde
I tetti verdi presentano una struttura suddivisa in tre strati. Al primo livello si trova il manto isolante, che viene installato direttamente sul tetto dell’edificio e ha lo scopo di proteggere gli ambienti interni da possibili infiltrazioni di acqua. Sopra di esso viene poi posizionato un secondo strato di materiale grossolano, la cui funzione è quella di direzionare velocemente la pioggia verso le grondaie senza che il suo peso gravi sull’edificio. Il terzo livello, l’ultimo e il più superficiale, è quello deputato ad accogliere le radici delle piante.
È chiaro, quindi, che la realizzazione di un tetto verde prevede una progettazione estremamente complessa, che richiede non solo l’intervento di un professionista, ma anche la messa in atto di specifici accorgimenti necessari a garantire la stabilità e la resistenza dell’installazione.
Prima di iniziare i lavori di costruzione, dunque, è necessario fare alcune valutazioni preliminari, per verificare l’effettiva fattibilità del tetto verde.
Il primo passo consiste nell’esaminare le condizioni dell’edificio, in particolar modo se si tratta di una costruzione già datata, per accertarsi che il tetto sia sufficientemente resistente da reggere il peso non solo della vegetazione, ma anche della pioggia e della neve che potrebbero depositarvisi durante i mesi invernali.
Successivamente, è molto importante la scelta del tipo di piante che si vogliono utilizzare. È consigliabile optare per una vegetazione autoctona, che richiede meno cure, una minor frequenza di irrigazione e presenta una maggiore resistenza ai parassiti. Molto diffuse sono le coperture di Sedum, un genere di piante grasse e perenni che comprende moltissime specie, che necessitano di poche attenzioni e sono in grado di adattarsi pressoché a qualsiasi zona climatica.
In Italia, le progettazioni dei tetti verdi sono regolate da una specifica norma, la UNI 11235, che stabilisce i parametri e le prestazioni per i materiali e per le componenti da utilizzare nella realizzazione di tutti i giardini pensili. È necessario dunque rispettare queste linee guida, affinché il proprio tetto verde risulti conforme alla legge.
Gli incentivi fiscali
Purtroppo, ad oggi, realizzare un tetto verde può essere un’operazione anche molto costosa, poiché i prezzi variano dai 40 fino ai 100 euro al metro quadro. Fortunatamente, però, il governo italiano ha previsto degli incentivi fiscali per chi ha intenzione di realizzare questo tipo di installazioni.
La costruzione di tetti verdi, infatti, è inclusa all’interno dell’EcoBonus al 65%, dal momento che viene classificata come intervento “green” creato mediante l’utilizzo di materiali e tecniche innovative, atto a migliorare le prestazioni energetiche di un edificio.
Per poter usufruire di questa agevolazione è necessario in primo luogo che il professionista incaricato di svolgere i lavori di progettazione certifichi che il tetto verde è in grado di apportare gli stessi benefici energetici degli strumenti più classici, e, successivamente, occorre inviare a Enea la documentazione che attesti la conformità dell’intervento alle norme di legge in vigore.
Sono due le tipologie di coperture che consentono l’accesso ai vantaggi fiscali dell’EcoBonus: la copertura di tipo estensivo, ovvero quella che prevede l’utilizzo di piante appartenenti al genere Sedum, dove il substrato è molto sottile, inferiore a 15 centimetri, e gli interventi di manutenzione richiesti sono minimi, e la copertura di tipo intensivo, che necessita di un substrato di maggiore spessore – fino a circa 50 centimetri – ed è più impegnativa in termini di cure poiché impiega svariate specie vegetali, dagli alberi ai cespugli, alle erbacee perenni ai tappeti erbosi.